Pochi ingredienti, semplici preparazioni e una lunga tradizione alle spalle: la pasta alla norma è una delle ricette più note e apprezzate delle cucina italiana, nonché uno degli emblemi della dieta mediterranea. Cosa la rende ancora più gustosa? Gli aneddoti che condiscono la storia della sua origine!
Un condimento “eccezionale”, nella sua semplicità
Si sa, l’Italia è la patria della pasta e, di conseguenza, anche delle salse e dei sughi che la accompagnano, valorizzandone il gusto neutro ed esaltando la callosità dei diversi formati. I ricettari nazionali pullulano di condimenti a base di verdura, frutta, frutta secca, erbe aromatiche e spezie, in alcuni casi pensati appositamente per i primi piatti, altre volte utilizzati trasversalmente come passepartout versatili per arricchire preparazioni di tutto il menù, dagli antipasti ai secondi di carne o pesce e nella preparazione di contorni, uova e persino panini e street food. Tra quelli più noti, apprezzati e diventati ormai celebri a livello internazionale c’è quello della pasta alla Norma, un grande classico del Sud, in particolare della Sicilia, che racchiude in pochi gesti e semplici ingredienti tutto il gusto tipico di questa bellissima isola.
Magie dall’orto… e dal caseificio
Alla base dell’eccezionalità di questo primo piatto c’è la genuinità degli ingredienti che compongono il sugo: pomodoro, melanzane, olio extravergine d’oliva, aglio, basilico e, per completare il tutto, il tocco sapido dell’immancabile ricotta stagionata. Si tratta di alcuni dei prodotti che caratterizzano tutta la cucina siciliana, insieme al pesce fresco, alle verdure e ad altre eccellenze locali come il capperone, che insieme alla produzione vinicola, contraddistinguono e sostengono anche il settore primario delle Isole Eolie.
Sicilia mon amour: la Norma “estesa”
Il sugo alla Norma assume diverse declinazioni che riguardano non solo il formato di pasta (lunga, corta, fresca, secca) con cui viene abbinato nei primi piatti ma anche le destinazioni d’uso che si allontanano di molto dalla versione originale, seppur restando vicini alla tradizione siciliana: per esempio esistono anche il cous cous alla Norma, il risotto alla Norma, gli arancini e le arancine, e persino i ravioli e le altre forme di pasta ripiena che attingono e si ispirano a questa ricetta.
Una “mela insana” al centro di tutto
Protagonista di questa ricetta succulenta, nelle sue innumerevoli declinazioni, è sempre la melanzana: un frutto-ortaggio arrivato in Europa con il nome arabo “bardigian” e poi ribattezzato “melo-bardigian” in virtù dell’usanza tipica del Medioevo italiano di aggiungere il prefisso “melo” a tutti i prodotti provenienti da Paesi lontani (come melo-grano e mela-cotogna). Da “melo-bardigian” a “melanzana” (o “mulignana” nei dialetti meridionali), il passo è stato breve. In Italia questo termine è stato tradotto a lungo come “mela insana” per non commestibilità di questo frutto-ortaggio quando è crudo e per il fatto che, anticamente, si credeva che il suo consumo fosse causa di turbe psichiche e disturbi intestinali o addirittura la peste. Molto tempo dopo, in pieno Ottocento è stato lo scrittore, gastronomo e critico gastronomico Pellegrino Artusi a sdoganare la melanzana e a riabilitarla a pieno titolo in cucina, includendola nei menù destinati alle mense più ricche.
Storia affascinante di un nome che attinge al teatro
Ma da dove arriva il nome di questo piatto? Come si legge in questo articolo pubblicato sulla rivista Linkiesta, sembra che a battezzare la ricetta con un riferimento alla celebre l’omonima opera del compositore Vincenzo Bellini sia stato Nino Martoglio, commediografo siciliano, che davanti ad un piatto di pasta preparato in questo modo avrebbe esclamato “è una Norma!”, paragonandola alla perfezione dell’opera teatrale per sottolineare l’estrema bontà del piatto.
More Stories
Cesti Alimentari Natalizi: Il Regalo Perfetto per le Festività
Carbonara e buoi dei paesi tuoi
Gâteau di patate: uno sformato per due Paesi